Se c’è un’incombenza a cui deve sottostare ogni maschio della specie umana, indipendentemente dal suo credo, nazionalità o posizione sociale, questa è la cura della barba. A parte qualche raro eletto, tutti devono in qualche modo prendersene cura, e spesso questa cura è quotidiana. Il metodo più diffuso resta la rasatura: solo nel 1880 il rasoio “a mano libera”, dopo secoli, vede messo in discussione il suo indiscusso predominio da parte del cosiddetto “rasoio di sicurezza Star”, brevettato dai fratelli Otto e Frederick Kampfe. Una lametta, affilata solo su un lato, era racchiusa in una protezione metallica che permetteva l’esposizione della lama solo di pochi millimetri, riducendo il pericolo di tagli profondi sulla cute. Tale rasoio sfruttava anche l’idea di William Henson, che nel 1847 propose per la prima volta di posizionare la lama perpendicolarmente al manico.
Oggi ci è difficile immaginarlo, ma fino a questa piccola rivoluzione solo una piccola minoranza di uomini si radeva da sé, mentre tutti gli altri ricorrevano al barbiere. Il suo negozio era un’istituzione del quartiere. Era luogo di ritrovo, di incontro, di informazione e pettegolezzo. Un po’ medico, un po’ dentista (la corporazione dei barbieri-chirurghi fu sciolta in Francia nel 1718), ha mantenuto traccia delle sue attività chirurgiche nell’insegna girevole con spirali rosse e blu, che si vuole rappresentino le braccia incise e sanguinolente dei clienti sottoposti a salasso e poi bendate. Attualmente, invece, il termine “barbiere” è usato quasi come sinonimo di parrucchiere da uomo, visto che da quando King Camp Gillette brevettò, nel 1895, la lametta usa e getta affilata su entrambi i lati, sempre più uomini si radono da soli.
Solo poche aziende artigianali hanno resistito all’avvento dei rasoi elettrici e allo strapotere delle aziende multinazionali dell’usa e getta: Dovo, Edwin Jagger, Plisson e G.B. Kent sono alcuni dei marchi di riferimento per cultori degli strumenti per l’arte tonsoria o pogonotomia. Materiali nobili vengono lavorati a mano per realizzare rasoi, pennelli, supporti, coramelle (strisce di cuoio per affilare le lame), ciotole, specchi e quant’altro può rendere un’incombenza periodica un sontuoso piacere.
Alcuni coltellinai milanesi, quali i Lorenzi, i Preattoni e gli Scarazzini, fanno mostra di tali capolavori con motivato orgoglio. E alcuni barber shop inglesi, come Truefitt&Hill, Geo Trumper e Taylor of Old Bond Street, tutti nel quartiere londinese di St. James’, facendo tesoro della loro esperienza, hanno creato linee di prodotti che portano il loro nome e sono assurti a riferimento non solo per il wet-shaving, ma anche per il men’s grooming in generale. Forse come retaggio del perbenismo protestante, gli inglesi amano profumarsi più con l’After shave che con la Toilet water; profumarsi è accettabile, ma occorre che sia abbinato all’atto virile del radersi. D’altra parte, è proprio partendo dai prodotti da barba che spesso gli uomini si avvicinano al mondo delle fragranze. Dai saponi da barba alla mandorla o al lime si passa a quelli alla lavanda o alla verbena, per poi arrivare al più corposo sandalo o alla piacevolissima rosa. Quindi, in questo percorso ci si avvicina ad After shave che sono sempre più profumi: ecco perché alcuni marchi storici della profumeria inglese, come Floris e Penhaligon’s, hanno sempre incluso tra i loro capolavori anche prodotti da barba.
La rasatura porta anche ad avvicinarsi alla cosmesi maschile. La pelle, sottoposta a sbalzi di temperatura e ad aggressivi chimici, una volta privata dallo strato superficiale di cellule morte, ha bisogno di protezione. I pre-barba e i dopo-barba diventano sempre più emulsioni, decongestionanti, idratanti, emollienti, e la richiesta di saponi raffinati tre volte, bagni schiuma alle vitamine, shampoo curativi e nutritivi, deodoranti, talchi profumati con i “sentori” maschili, è sempre più alta, ma anche competente e attenta. L’aumento dei fautori della rasatura a umido, eseguita con rasoi a mano libera e pennelli di tasso, è uno dei tanti segnali della crescita dell’interesse maschile verso la cura del corpo e il mondo delle fragranze.
Senza badare a false promesse, gli uomini ora cercano e verificano personalmente prodotti selezionati che, una volta scelti, faranno parte del loro stile. E l’igiene, la cura della pelle, l’esercizio fisico e la profumazione diventano sempre più elementi che contribuiscono, come la scelta dei vestiti o degli accessori da indossare, a creare una “cornice” che inquadri ed esalti il proprio apparire con la massima coerenza al proprio modo di essere, al proprio carattere. Tutto viene scelto con scrupolosa attenzione e con severa autocritica, supportate necessariamente da un’elevata autostima. Occorre riconoscere che ancora oggi, a volte, i barbieri svolgono un fondamentale ruolo nella creazione di tendenze e di consenso su nuovi stili. Con molta discrezione, nei saloni delle barbierie di Milano (Colla, Benito, Salone di via Durini), di Roma (Amedeo, Salone di via Nomentana) e di Napoli (Cirillo, Boellis) si cimentano i migliori scarpai, cravattai, camiciai e sarti, quasi in un continuo défilé, dove sono “gli indossatori” a osare gli abbinamenti e a creare nuove tendenze. Indossatori che, per merito della loro cultura e del gusto personale, diventano gli stilisti di se stessi, uomini che riescono a essere eleganti e originali, scegliendo con classe la qualità ed evitando ogni ostentazione.