Esiste una curiosa differenza nell'uso dell'aggettivo che viene utilizzato per definire un profumo che piace. Un creatore di fragranze od un grande conoscitore lo definiranno quasi sempre “bello”, gli altri lo definiranno “buono”. Un buon profumo può non avere alcuna originalità.
Si usa dire "che buon profumo di vaniglia!", "che buon odore di tabacco!", “che buon profumo di cedro!” o “che buon profumo di pane appena sfornato!” ma è ben difficile che li si definisca belli.
In effetti "buono" dà l'idea del sentire con piacere, di percezione sensoriale positiva, mentre "bello" è anche un giudizio estetico, pur sempre emotivo ma basato sul confronto e l'analisi.


Buono, nel caso di espressioni quali la poesia, la musica, la pittura, la letteratura è generalmente usato per definire un qualcosa di buona fattura ma senza una grande anima.
Buono si usa per definire qualcosa che si è assaporato, gustato, apprezzato ma non necessariamente ammirato.
Bello è invece ciò che è frutto di armoniche espressioni, che colpisce per essere al di fuori del comune.
Bello è un aggettivo "artistico", poetico, espressione di armonia, di equilibrio e di originalità.
Quindi un bel profumo è, e dovrebbe sempre essere, una espressione artistica e in ambito artistico spesso si deve essere di rottura, inventivi, scioccanti o sorprendenti nei confronti dell’estetica dominante, per aspirare a diventare un classico in futuro.
Il saper riconoscere un profumo “d’autore” non è poi cosa così diversa dal riconoscere qualsiasi altra espressione del genio artistico dell’uomo.
Ci vuole sicuramente della predisposizione, una buona dose di esperienza ed una capacità a non farsi condizionare dalle apparenze ed entrare il più possibile in sintonia con l’opera per comprenderla.
Non vi sono molte possibilità di fare dei corsi ed esercitarsi nel campo dei profumi come avviene invece nel caso della degustazione dei vini ma, d’altra parte, sono molte le espressioni artistiche che non godono della possibilità di avere un vasto pubblico di buona preparazione.
Come per il teatro, l’architettura, la poesia, i prodotti sartoriali, la gioielleria, anche il profumo ha i suoi devoti ammiratori che si applicano, studiano, degustano, cercano sfumature, dettagli.
Esattamente come per altre espressioni artistiche è meglio affidarsi a persone competenti e saper scegliere il proprio profumiere come si è scelto l’antiquario, il gallerista, l’orologiaio, il sarto o il calzolaio. Egli saprà guidarci nel percorso di affinamento della nostra conoscenza della materia con esempi e commenti che ci porteranno a capire il “bello” di ogni creazione che meriti la nostra attenzione.
Qui si impone però una precisazione.


Non credo che ci si debba avventurare in un cammino di studio e conoscenza, per quanto accompagnati ed assistiti, se non si è quantomeno avuto una qualche evidenza della propria innata attitudine ad apprezzare le cose belle delle fragranze.
A parte coloro che sono affetti da anosmia, ovvero alla incapacità parziale o totale di percepire gli odori, ognuno di noi sente degli odori, ma solo alcuni li cercano.
Allenarsi quotidianamente a sentire e riconoscere gli odori della quotidianità può risultare molto divertente e sorprendente.


Il primo caffè del mattino, il bagno schiuma, l’androne delle scale, il giornale appena aperto, il banchetto del fiorista, il negozio del fornaio emanano tutti odori e fragranze che si tende ad ignorare, quasi appartenessero ad un sottofondo confuso ed indefinito, ma se impariamo a scomporre questo sottofondo e ad apprezzarlo nei suoi componenti ci rivelerà infinite sfumature ed ogni giorno una nuova eccitante scoperta.
Sui nostri percorsi quotidiani nelle città inquinate vi sono ovunque oasi fragranti e abbiamo modo di poter percepire odori di ogni tipo e con un po’ di esercizio apprezzeremo la scia lasciata da un buon sigaro (o meglio dire un bel sigaro?) o da una bella miscela di tabacchi da pipa, o l’odore di talco che si lascia dietro una carrozzina per bambini.
Non ha nessuna importanza saper dare un nome ai singoli odori. Quello che conta è lasciare che il nostro naso si riappropri della sua libertà.
Se questo piccolo gioco quotidiano risulterà piacevole e stimolante, allora avrà senso dedicarci un poco più di tempo e comunque saremo certamente già in grado di riconoscere un autentico frutto del genio umano e di goderne le sfumature e le particolarità. Non serve a mio avviso molto di più per discernere di bei profumi.


Giovenale ebbe a dire "Se vuoi gustare veramente un piacere, conceditelo raro.” Ed è proprio questo che è importante saper fare, riconoscere la rarità, per qualità e gusto, e goderne.
Si potrà quindi affrontare, con opportuna assistenza, la “degustazione” di alcuni bei profumi, affrontandoli come un insieme armonico da valutare per l’impressione generale, individuandone la famiglia principale senza la pretesa di “scomporli” nei singoli componenti.
Chi ha fatto un corso di degustazione di vini, sa che non è così facile come si dice riconoscere le diverse note singole nel bouquet di un bel vino. I profumi sono un insieme complesso di odori ed è piuttosto difficile riuscire a scomporli, analizzarli, comprenderli per non parlare poi del comporli. Questa è una attività che resta riservata a chi nel mondo profumi ci vive e lo fa da molti anni e con dedizione quotidiana.


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Monsieur, Giugno 2003

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