Quando si trova il profumo perfetto, il nostro ambasciatore ideale, quello che, quando lasciamo un ambiente, lascia come un’impronta che viene immediatamente associata a noi, allora, in genere, si interrompe la ricerca e inizia la fase dell’autocompiacimento e dell’orgogliosa, ma auspicabilmente educata, ostentazione della propria scoperta.
È esattamente ciò che accade al protagonista di Muschio, scritto da Percy Kemp (edizioni Voland). Il Signor Eme ha ormai conglobato il profumo nel suo apparire. È un elegante pensionato, piacente e galante, dai gusti raffinati e dai modi gentili. Un giorno ha la sgradita sorpresa di trovare il suo profumo in una nuova confezione ma, soprattutto, il profumo non è più lo stesso e questo, per lui, è peggio di un tradimento. Questo fatto, apparentemente innocuo, è proprio il caso di dirlo, cambierà in modo radicale l’intera vita del protagonista.
Ma cos’è successo? Il Signor Eme è rimasto vittima anche lui di un fenomeno che affligge la profumeria artistica. La piccola azienda che produceva da anni con dedizione artigianale il suo Muschio è stata acquistata da una multinazionale del lusso. La formula del profumo non è stata cambiata ma gli ingredienti e le tecniche di produzione sono ora quelli dell’industria. Il profumo, quindi, è, tecnicamente parlando, lo stesso ma per il nostro sofisticato naso è tutta un’altra cosa. Non è più quel capolavoro di sfumature e impalpabili pennellate, è un’ottima copia ma comunque, per buona che sia, è e resta una crosta.
Le multinazionali della bellezza, hanno standardizzato le regole della guerra che è iniziata qualche decennio fa e che si combatte a suon di lanci di novità a ripetizione: ridondanza di effetti speciali, promesse di sorprendente potenziamento delle capacità di seduzione, scoperta di sentori etnici o primordiali, sono le armi più usate. Ora hanno scoperto che un marchio la cui reputazione è frutto di anni di lavoro, di sacrifici, di ottime e meditate creazioni, può essere usato per un lasso di tempo sufficientemente lungo prima di perdere completamente il proprio prestigio, raggiungendo anche fette di mercato altrimenti lontanissime.
Questo periodo è però molto breve nella scala di durata delle cose belle, una frazione infinitesima di quello occorso per costruire la reputazione e il prestigio del marchio, ma per i tempi del consumismo è sufficiente a redigere e realizzare un business plan. Proprio per questo motivo, in questi anni si vedono tanti marchi storici abdicare alle multinazionali del lusso e passare dall’altra parte della barricata. Tutti promettono all’inizio del processo di acquisizione che i principi commerciali e di produzione della società in questione saranno rispettati, che le sue specificità saranno mantenute, sia come prodotti sia come etica commerciale. Purtroppo, ma doverosamente, le cose non vanno mai così. Il controllato si adeguerà a poco a poco alle regole del controllante e cambierà natura. E, d’altra parte, sarebbe illogico aspettarsi il contrario. Vi è sempre un breve periodo in cui sembra che le nuove risorse finanziarie permettano alla piccola casa artigianale di realizzare alcuni sogni nel cassetto.
Ma l’idillio dura giusto il tempo necessario agli uomini di marketing per analizzare i dati e determinare la nuova strategia. Quindi onore alle armi a questi combattenti della guerra di trincea, di strategia fine, di pazienza e di conquiste durature che hanno dovuto arrendersi alle task forces e alle squadre speciali ipertecnologiche dello strapotere imperialistico di questo mercato globalizzato e sempre più massificato.
Noi torniamo a occuparci dei resistenti, dei nostri piccoli eroi e delle loro modeste, ma gradevolissime, avventure. Incidentalmente nel libro si fa riferimento a una delle case di profumeria di cui abbiamo parlato più estesamente in questa rubrica, a cui il Signor Eme vorrebbe far ricostruire il suo vero Muschio. E confesso che sarei davvero curioso di verificare se qualcuno dei miei cortesi lettori la riconoscerà.
Per restare in tema editoriale, devo segnalare anche che è appena uscita la traduzione di uno dei libri più stimolanti e divertenti che tratta con competenza straordinaria e arguzia de I sensi e le essenze del profumo (come recita il sottotitolo), edita dalla Franco Angeli. Les sense du parfum di Guy Robert, di cui ebbi già modo di parlare, è ora disponibile in versione italiana, nella traduzione di Federico Quacquarelli, che già ha collaborato con questa rivista e che è uno dei più documentati pubblicisti del profumo in Italia. E mi sento di raccomandarne la lettura a chi è realmente interessato a capire cosa sia leggenda e cosa sia realtà in questo mondo di essenze.
Cinquant’anni di ricordi firmati da colui che ha creato fragranze del calibro di Madame Rochas, Calèche, Equipage, Dioressence e Amouage, ricchi di aneddoti fragranti, che svelano un affascinante mondo fatto di storia e cultura della profumeria, di note personali sui grandi nasi, di quaderni di laboratorio e soprattutto delle argute, maliziose e divertenti note dell’autore. Un mondo che risulterà, dopo questa piacevolissima lettura, un po’ meno inaccessibile ma certamente ancora più affascinante.