Lo scorso aprile la maggiore fiera internazionale del Beauty, il Cosmoprof di Bologna, ha per la prima volta ospitato una nuova sezione denominata Masterpieces. Ad essa hanno partecipato una ottantina di marchi, che sono caratterizzati da una distribuzione molto selettiva in Italia. Infatti essi sono proposti in non più del 4% dei punti vendita di profumeria, vale a dire in circa 300-350 negozi sui circa 8000 esistenti. Per accedere a questa sezione era indispensabile disporre di una specifica tessera che non poteva essere acquistata o ottenuta dai distributori. Solo l’ente organizzatore poteva, su segnalazione degli espositori, inviarne una ad ogni negoziante già operante nel settore o ad acquirenti esteri e a membri della stampa.


Questa manifestazione è nata quale riconoscimento dell’esistenza consolidata in Italia di un gruppo di distributori di “nicchia”, che da decenni operano per garantire a questo settore un progressivo sviluppo basato sulla scelta di rivenditori capaci di proporre ad un pubblico selezionato le migliori espressioni della profumeria artistica che fa capo ad aziende che rispettino i tre basilari criteri di Coerenza, Continuità ed Unicità.


Con Coerenza si intende che tutte le proposte di un marchio siano espressioni delle scelte estetiche, dichiarate od implicite, dello stesso, senza cadute di stile o piaggerie verso le tendenze del momento, e che permettano sempre al consumatore di riconoscerne la paternità. Con Continuità si vuole sottolineare che in questo settore ogni prodotto nasce con l’obbiettivo di durare nel tempo e non per il periodo necessario ad ottenere i migliori risultati possibili prima di essere sostituito da un prodotto alternativo. Non a caso i best seller vantano spesso un’età che dimostra quanto possano essere apprezzati da più di una generazione. Ogni creazione, frutto di una creatività artistica e originale, ambisce a diventare nel tempo un classico, un esempio unico ed irripetibile dell’estro del marchio, e questo ci porta al terzo parametro, ovvero l’Unicità. Ogni nuova proposta deve una personalità tale da essere riconoscibile tra altre ed essere in qualche modo la “firma” del suo creatore. Se, come dovrebbe essere, la sua originalità si basa anche sul fatto che è propositrice di nuovi criteri estetici o artistici che non siano in sintonia con quelli in voga al momento del suo esordio, tale creazione sarà probabilmente apprezzata all’inizio solo da alcuni ma col tempo ne verrà riconosciuta l’Unicità da un più largo pubblico. Su questo mensile più volte è stato affrontato il problema della salvaguardia del prodotto Made in Italy, pensando a come proteggere dalla contraffazione il valore dell’artigianalità, della creatività e dello stile delle nostre migliori produzioni, ma io vorrei portare il discorso dalla produzione alla distribuzione dei prodotti a contenuto artistico, qualsivoglia sia il paese di origine.


Se ogni settore sviluppasse un criterio distributivo condiviso per i prodotti e marchi che necessitano di un sistema di vendita assistita, che garantisca al cliente finale un doveroso supporto che gli permetta di essere edotto sulle reali qualità dei prodotti, sulle origini e sulle storie delle case produttrici e sui loro creativi o stilisti, la presenza stessa di certi marchi e prodotti in alcuni specifici punti vendita ne espliciterebbe la qualità intrinseca e l’apprezzamento ad essi attribuito dai rivenditori stessi. Il vero problema è che ancora non esiste un criterio condiviso che identifichi questi particolari punti vendita.


Nel nostro settore l’assortimento dei migliori negozi e dei Department Store di qualità non ha ancora caratteristiche di omogeneità sufficienti per poter affermare che vi sia un gruppo di marchi, che potrei definire irrinunciabili, la cui presenza contraddistingua il punto vendita come “di nicchia”, fatta salva la libertà che ogni negozio deve mantenere sulla scelta dei marchi emergenti o minori. Masterpieces è nato proprio per tentare di definire internazionalmente quali siano i marchi irrinunciabili. Vedremo alla seconda edizione se tale risultato sia stato almeno in parte conseguito. Ritengo che se si arrivasse a definire in ogni settore un gruppo di rivenditori ritenuto dagli operatori come i più qualificati a comprendere i reali valori dei prodotti, si potrebbero creare manifestazioni di nicchia, in cui i marchi che chiedono di partecipare ricevano il placet di questo gruppo di rivenditori come condizione preferenziale di accettazione e che chi non raggiungesse la sufficienza di tali giudizi sia ammesso con riserva (o come esordiente) e che tale attestazione sia palesata dall’ente fieristico al pubblico invitato. Forse questo metodo potrebbe fornire quelle garanzie di correttezza ed eticità che troppo spesso sono millantate e non suffragate dalla realtà.


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Monsieur, Giugno 2005

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