Vi è certamente un importante aspetto tecnico-scientifico ma, una buona conoscenza del mondo della Chimica non garantisce affatto buoni risultati artistici nella composizione di oli essenziali. Una solida base di conoscenze scientifiche è certamente di ausilio alla bella profumeria, ma solo se la tecnica si pone al servizio della creatività e non viceversa.


I nasi
Le ultime generazioni di “nasi” devono avere un bagaglio scientifico di un certo livello ma però non hanno quasi mai la possibilità di avere un lungo periodo di apprendistato a fianco di un grande Maestro Profumiere. Apprendono il mestiere nelle scuole delle grandi aziende essenziere e vengono invitati caldamente ad evitare eccessi di protagonismo compositivo, ad attenersi il più scrupolosamente possibile alle regole compositive standard ed alle esigenze di marketing della committenza, rappresentata per la maggior parte da imprese multinazionali e tra loro ed il committente si è inserita stabilmente la figura del “valutatore” ovvero di colui o colei che, partendo dal briefing fornito dall’azienda dovrebbe pilotare la creatività del “naso” al fine di ottenere il profumo che abbia la massima possibilità di diventare un best seller nel minor tempo possibile. Insomma quello che importa è ottenere la massima redditività nel minor tempo possibile e con l’investimento finanziario più contenuto. In genere il risultato che si ottiene è di smorzare gli spunti più originali e di uniformare ed appiattire la creazione del “naso” per far sì che più persone possano indossare quel profumo a cui penserà la pubblicità a dare una sorta di valore aggiunto, ad elevarlo a status symbol, in modo da garantirgli un discreto successo di vendite. Spunti molto originali, sorprendenti contrasti, delicati squilibri e spunti contrari o alternativi al trend in voga vengono identificati e smorzati, se non eliminati completamente.


Un consumo consapevole
Fortunatamente il pubblico che si è avvicinato al consumo cosciente del profumo è in continua crescita e una percentuale che possiamo stimare non inferiore al 5% del mercato complessivo è in cerca proprio di ciò che il piccolo esercito di “valutatori” si impegna a distruggere. Se consideriamo che in ogni principale paese Europeo la Profumeria alcolica sviluppa fatturati medi di 2,2 miliardi di euro, significa una fetta di mercato per la profumeria artistica di non meno di 110 Milioni di euro per nazione!
Un profumo artistico dovrebbe trovare giustificazione in sé e non nel suo potenziale fatturato. Il suo successo non sarà dato da grandi volumi di fatturato in una singola nazione ma in fatturati media entità omogeneamente ripartiti in più mercati in cui verrà proposto sempre per un consumo non massivo e consapevole. Una creazione olfattiva può senza dubbio comunicare emozioni e passioni al pari di una composizione pittorica, musicale o letteraria. Sarà il consumatore finale a scegliere il profumo che saprà far vibrare le sue corde emozionali con maggior efficacia, quello che saprà “portarlo” in luoghi e momenti già vissuti o in mondi immaginari ma perfettamente in sintonia con il proprio modo di essere.


Creazione e distribuzione
Perché creazioni di questo tipo possano apparire sul mercato occorre che ci sia una rete distributiva internazionale dedicata, che garantisca, nell’ambito dell’estrema selettività, volumi tali da permettere a imprenditori coraggiosi di investire su progetti di alto contenuto artistico con ragionevole possibilità di ritorno economico. Più questi network si svilupperanno in base a criteri comuni e più le medie aziende che si specializzeranno verso le produzioni di interesse limitato per i grandi gruppi, per qualità e costi produttivi, daranno lavoro a profumieri indipendenti che potranno creare in ampia libertà fragranze innovative e intriganti, candidate a diventare nuovi capolavori.


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Kosmetica, Febbraio 2011

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