Classico è ciò che viene creato in base a principi estetici molto rigorosi, spesso rivoluzionari o di rottura, che dimostra la sua originalità e unicità nel tempo. Che le opere dei grandi artisti diventino quasi sempre capolavori postumi è un luogo comune, ma è anche vero che, spesso, le grandi opere dell’ingegno umano vengono riconosciute come tali, ai loro esordi, solo da poche persone estremamente competenti. Innumerevoli sono gli esempi nel design, nella moda, nell’architettura, nella musica, nella pittura, nelle scienze. Anche le fragranze d’autore, a volte, non vengono apprezzate subito, ma richiedono un certo tempo di rodaggio.


Nel 1889 Aimé Guerlain creò Jicky come profumo femminile: estremamente audace per l’epoca, più cuoiato e speziato che floreale, probabilmente troppo moderno. Furono solo gli uomini, seguaci del dandismo, che lo adottarono subito e solo nel 1912 le donne finalmente compresero questo profumo, che alle fresche note di timo e verbena faceva seguire un sentore animalesco di civetta. François Coty creò La Rose Jacqueminot nel 1901, ma non riusciva a trovare nessuno disposto a di- stribuire un profumo così innovativo, realizzato con ingredienti di sintesi sconosciuti e troppo fuori dalle righe. Si narra che egli, esasperato dall’ultimo rifiuto di un distributore, ne abbia volutamente rovesciato un flacone su un banco dei Grands Magasins du Louvre per dimostrare quanto il suo profumo fosse capace di attrarre le donne che passavano di lì.


Quando Olivier Creed presentò nel 1996 Spring Flower, primo Millésimé dichiaratamente femminile, in una bottiglia e una confezione ammantate di color rosa, vi fu un evidente scetticismo, anche da parte dei più irriducibili estimatori del lavoro di Olivier, verso questa fragranza, semplicemente complessa, in cui un alternarsi di note fruttate e fiorite tocca quasi un’apoteosi al sopraggiungere della nota di fondo muschiata, netta, precisa e persistente.


Una creazione veramente originale non ha alcuna possibilità di successo in un tipico test di gradimento sui consumatori. Molti grandi capolavori, forse i migliori, sono nati come profumi personali: per esempio, Femme di Rochas venne creato negli anni 40 per la futura signora Rochas e solo più tardi reso pubblico. Private Collection, lanciato nel ’73, altro non era che il profumo personale di Estée Lauder. Le piccole storie dei grandi profumi sono ricche di aneddoti, di personaggi, di occasioni uniche, casualità fortuite che ne hanno favorito o ritardato il successo. I grandi classici, indipendentemente dalla data di nascita, mantengono alta la credibilità e il prestigio di un marchio, e le grandi case multinazionali ne hanno bisogno, anche se basano il loro fatturato sulle numerose fragranze alla moda ma dalle scarse prospettive future.
Molte case minori, invece, propongono un numero limitato di fragranze, ma vantano un’alta percentuale di capolavori, nati per i pochi capaci di apprezzarli e che poi, anno dopo anno, vengono amati da un numero crescente di estimatori.


Un esempio eclatante è Floris, che da decenni soddisfa le esigenti ri- chieste dei suoi clienti maschili con sole tre linee complete, rinnovate continuamente, ma soltanto dopo una lunga e gloriosa carriera. Oggi, tra loro spicca Elite, introdotto nel ’79, che si accompagna a J.F. del ’92 e a Santal, che nel 2002 ha preso il testimone da N°89, creato nel 1955. La casa Knize, fondata nel 1858 a Vienna, propone cinque fragranze, tra cui l’intramontabile Knize Ten, creata nel 1924, antesignana, con l’ormai introvabile Tabac Blond di Caron del ’19, dei profumi cuoiati.


Degna di nota è anche la storia di Parfums de la Rosine, diretta da Marie-Hélène Rogeon discendente di Paul Poiret, il primo stilista a lanciare, nel 1911, la sua linea di profumi. Questa casa propone solo fragranze a base di rosa, l’ultima delle quali, Rose d’Argent, è uno dei più sorprendenti capolavori interpretativi di questo fiore. Un caso unico è poi quello della Maison svizzera La Base di Marianne Masshardt, che propone solo due fragranze, una maschile, La Base for Him, e una femminile, La Base for Her, a tutt’oggi incomparabili a qualsiasi altro profumo. Un esercizio di classe, di stile, di selezione, unico nel suo genere, che potrebbe sembrare dettato da prosopopea ed egocentrismo.
Marianne, a chi le chiede di dare vita ad altre fragranze di pari livello, risponde che Her è stato creato per realizzare il suo profumo personale (e non appena lo si annusa, si può intuire che donna complessa e non comune lo potrà indossare); mentre Him, per un suo ideale di uomo: acuto, determinato, riflessivo e amante del bello. E, ritenendosi estremamente soddisfatta della sua opera, non vede alcun motivo per affiancare altre fragranze alle sue creature, forse anche perché hanno avuto una gestazione di oltre cinque anni!


La Base for Him, idealmente con erbe delle Alpi svizzere, è in realtà di una complessità compositiva estrema, ma di un’immediatezza sorprendente. La Base for Her, con fiori delle stesse Alpi, è forse una delle più incredibili alchimie di contrasti mai realizzata. Una sola cosa è chiara a Marianne: che solo i pochissimi che si ritroveranno nelle sue creazioni diventeranno suoi clienti fedeli. Ed è ciò che lei desidera.


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Monsieur, Maggio 2003

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